Negli ultimi anni si è sentito molto parlare del fenomeno dei NEET e di come ci siano paesi in cui è in rialzo o in diminuzione. Chi sono però queste figure, di preciso?
Partiamo dall’inizio: NEET è l’acronimo di Not in Education, Employment or Training. È un termine che si è diffuso negli anni Duemila in Inghilterra e rappresenta i giovani fra i 19 e i 25 anni che non sono né occupati, né inseriti in un percorso di istruzione scolastica o universitaria, o in qualsiasi percorso formativo.
Ci sono delle figure che lavorano per evitare che questo fenomeno si diffonda eccessivamente: la più conosciuta è quella del Counselor. Il Counseling è un’attività che ha come obiettivo il miglioramento della qualità di vita della persona, sostenendone i punti di forza e le capacità decisionali.
Un’altra figura di rilievo, in questo caso, è l’Orientatore: assiste e/o consiglia la persona nelle fasi di transizione, soprattutto in passaggi chiave della formazione o del percorso professionale.
Diversi motivi sono connessi al mercato del lavoro e ai legami di quest’ultimo con il sistema di istruzione e di formazione. Nei Paesi in cui istruzione e lavoro procedono nella stessa direzione e in maniera più solida, il tasso di disoccupazione dei giovani è più basso. Invece, nei Paesi in cui esiste una maggiore disuguaglianza nella società e l’economia è in decrescita, il numero di giovani NEET è maggiore.
In più, la pandemia Covid-19 ha contribuito ad alimentare nelle nuove generazioni una maggiore insicurezza nell’ambito dello studio, del lavoro e delle relazioni interpersonali. Non migliora il quadro l’assenza di misure a sostegno del reddito e dell’occupazione giovanile; anche i lunghi tempi di attesa per trovare un lavoro sono un deterrente, così come la mancanza di orientamento durante gli anni scolastici.
Nel 2022 l’ISTAT ha fornito un dato eclatante: in Italia ci sono circa 2 milioni e 100 mila NEET. Fra questi, il 22,1% non lavora e non studia. Il numero di NEET più alto è fra le donne (24,95%) piuttosto che fra gli uomini (19,3%); inoltre, l’Italia del Sud ha la quota più alta (30,9%) rispetto al Centro-Nord (16.1%).
In conclusione, in Europa il nostro paese ha la percentuale di NEET più alta dopo la Bulgaria. Nella UE, i paesi con la percentuale più bassa sono Olanda, Lussemburgo, Danimarca e Svezia.
Nel 2021 l’Eurostat ha identificato una media del 13,1% di giovani NEET europei. Di conseguenza, l’Unione Europea si è posta come obiettivo di abbassare questa percentuale al 9% entro il 2030.
A tal proposito è utile sottolineare come, grazie alle prospettive aperte da politiche europee fortemente innovative per i giovani (pensiamo alla rivoluzione della generazione Erasmus e alla dichiarazione del 2022 come Anno europeo per i giovani) l’Italia ha conosciuto una stagione di politiche territoriali che hanno saputo creare un legame più solido fra politiche giovanili e innovazione sociale, che speriamo possa continuare a crescere ulteriormente nei prossimi anni.